• Pubblicata il
  • Autore: CUPIDO
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IL GIOCO DEI DADI - Pavia Trasgressiva

Sarà stato un noiosissimo sabato sera. Di quelli freddi e stupidi, che sembra ci si debba divertire per forza, nonostante tutto. Io volevo solo uscire bere un poco e fare nuove conquiste. Avevo voglia di trombare e non di giocare a quei stupidi giochi da tavola per famiglie frigide. Tirai i dadi istintivamente, senza pensare. Mi dissi tra me e me, stupidamente: "se esce doppio sei, allora lei mi farà un pompino". Si, ma lei chi? Era lì davanti a me, più annoiata di me, ma anche più impegnata di me...sentimentalmente. O almeno così la dava a intendere. Era la compagna di uno dei miei amici, e stavamo lì tutti a buttare il nostro poco tempo libero in quella maniera. Uscì proprio doppio sei. Strabuzzai gli occhi perchè non osavo proprio credere....ma fu un attimo. Alzai gli occhi verso di lei che nemmeno mi guardava. Lo feci come per darmi l'intesa, e col pensiero le dissi: "Vedi, è uscito così...ora dobbiamo rispettare l'esito..." Si girò e mi guardò, io diventai un pochino rosso e diustolsi lo sguardo. M'ero eccitato però. Ma guarda che storia, fossimo stati da soli, ipoteticamente, e sempre per ipotesi avessimo fatto quel gioco coi dadi e il pompino...e beh, mi sarebbe spettato di diritto riscuotere la vincita. Era un mio diritto o no? Mah, ma cosa andavo a pensare...lei intanto che si annoiava sarebbe tornata a casa col suo tipo a fare quello che avrebbe potuto fare tutta la sera, e io sarei andato a casa a menarmi il cazzo e a pensare delle mie cazzate. Mi decisi, stizzito, che era ora di andarmene. Non potevo tollerare l'aver fatto doppio sei e non ricevere quello che mi meritavo. Sarei andato a cercarlo per locali quel doppio sei. Mi sentivo fortunato quella sera. Accannai tutti nel bel mezzo del gioco, tra l'ilarità e l'incredulità. C'era chi diceva che avrei avuto paura di perdere...e forse era così. Ma quello che non volevo era perdere qualcosa di più eccitante. Sentivo che lei, dall'altra parte del tavolo mi dava ragione, e forse, se non fosse stata impegnata già con qualche bontempone, avrebbe candidamente ammesso che m'avrebbe seguito. Ma non accadde. Mi guardò solo un istante, con occhi smarriti, ma la situazione la condannava a restar lì a giocare come un' ebete.
Era stata una cattiva idea uscire a metà serata col freddo e da solo. Chi aveva rimorchiato stava in una botte di ferro e si caricava il bottino in macchina o dentro casa. Rimanevano fuori solo le coppiette storiche e annoiate, qualche cozza e i deficenti come me. Non rimaneva che bere. Fare quattro chiacchiere e stringere i denti quando intravedevo qualche bella fica già accompagnata. Che risate però, a parlare con i conoscenti delle fiche che incontri.C'è quello che le conosce tutte, ti dà le dritte, c'è quello che abbozza e non sa dire mai niente...io mi sperticavo nel dire qualche teoria sul carattere delle femmine. M'ero impuntato nel sostenere che quando le rimorchi, capisci già dalla posizione che assumono se le puoi scopare già la sera stessa: se stai seduto a un tavolo e parli amabilmente con loro, basterà vedere se tengono le gambe divaricate. E' istinto. Ce ne sono tanti di segnali che ti manda, basta un pò di occhio e buon tempismo. A tal proposito accade un fatto strano: nel mezzo del marasma di ubriaconi e teenager sfigati arrivò il resto della comitiva. Fui abbagliato dalla visione di lei, che sembrava guidare il gruppo nel nemmeno tanto velato desiderio di trovarmi. Mi girai di scatto per nascondermi. In un baleno scovai con gli occhi una di quei mitili che sapevo fosse interessata a me. Mi ci fiondai e feci con lei un pò lo scemo. Lo feci per dimostrare alla mia comitiva che sapevo come divertirmi, fu una bassezza lo ammetto, ma ebbe l'effetto desiderato quando quelli in pochi minuti mi raggiunsero. Notai lo sguardo di lei, che aggrappata a quel mio amico bontempone, era attanagliata dall'invidia e dal voler trasgredire. Era sizzita e annoiata verso il mio amico...e io me la ridevo tra me e me...così accannai la cozza e andai a bere col resto della comitva. Ci sedemmo in un divano sgangherato dentro un club, e lei si sedde vicino a me. Parlammo di qualcosa, niente di importante. Le sue gambe erano leggermente aperte. Un buon segnale per me, ma c'era da eludere la sorveglianza speciale del suo ragazzo. Lui sembrava non farsene un dramma, rideva e parlava con altri, pur rimanendole accanto. Decisi di uscire a fumare una sigaretta, e lei, manco a farlo apposta mi seguì. C'era un po' più di imbarazzo allora, sentivo gli occhi del suo fidanzato addosso, mentre fumavamo una sigarettaccia scroccata. Evitavo dunque di parlarle o di dimostrare attenzione verso di lei.Così lei, notando quel mio comportamento mi disse: "eh quante belle ragazze che ci sono in questo locale!" E io:"Già, che penseranno se sei qui vicino a me...mi rovini tutto il lavoro!" Piccola risata, sguardi complici.Niente di chè finì li. Ci risedemmo al divano e continuammo a ciarlare, io ero ubriaco e di tanto in tanto le guardavo le tette; lei se ne accorse e pian piano se le copriva e evitava di mostrarmele. Fu chiaro allora che era solo uno scherzo per lei, o mi voleva rovinare il divertimento, che lei non poteva avere, o non ci credeva davvero di poter tradire il ragazzo e causare problemi. Mi mossi di conseguenza, avevo il pisello barzotto e con la scusa di dover parlare all'altro capo del divano mi allungai facendole sentire la mia calda eccitazione...Lei si irrigidì un momento cercò di scostarsi imbarazzata, ma non avendone la possibilità si sorbì il mio cazzo che si era indurito al contatto con lei. Quando ripresi a parlare con lei, era imbarazzata dai miei sguardi ubriachi e vogliosi. Le parlai del fatto dei dadi, e lei non disse nulla... Decise di andare al bagno. Io la seguii nel marasma e nessuno, credo se ne accorse. Eravamo tutti ubriachi, tanto. Stavamo lì in una specie di androne comune a i bagni. C'era fila e io la strusciavo in continuazione, lei si voltò indignata e poi decise di ignorarmi, le presi la mano, nella semi oscurità e la portai al mio membro, caldo e duro. Lei stette un po al gioco, poi si divincolò, e mi disse che se non la smettevo avrebbe spifferato tutto. Ma non era molto credibile, c'era come qualcosa nel suo sguardo, mezzo che rideva, che mi spingeva a continuare. Mi infilai nel bagno insieme a lei e la toccavo ovunque, lei scansava tutte quelle attenzioni ma non in maniera convinta. Si sedette sulla tazza, io abbassai i pantaloni col mio membro duro.Toccavo i suoi grossi seni, ma lei mi schiaffeggiava le mani, una volta fatto questo le imposi di prendermi il cazzo, e lei obbedì. Comincio a farmi una sega e io godevo come un porco, vedevo la sua eccitazione salire. Stavamo trasgrfedendo un milione di regole. Il mio cazzo era umido, e provai ad avvicinare la sua bocca alla mia verga. Lei si scostò immediatamente e mi disse che avrebbe smesso all'istante se era così. Mi placai subito, e mi accontentai di una grassa pippa e qualche tastatina qua e là. Sborrai copiosamente e molto velocemente. Nel giro di due minuti forse meno ero venuto. Le schizzai un poco in volto e la cosa mi fece un enorme piacere. Lei si lavò e non mi riferì più parola. Quando fu il momento di salutarci con tutta la comitiva mi saltò agli occhi un particolare. Una macchia di sborra sulla sua maglietta, non ancora avvistata da alcuno. E la vidi andar via con l'altro, che avrebbe forse visto e capito tutto. E io intanto me la ridevo tra me e me.

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